La grotta di Psychrò divenne ancora più importante di quella di Trapèza (anchessa nell'altopiano di Lassithi) durante il Periodo Prepalaziale (2000 - 1700 a.C.). Continuò ad essere un importante luogo di culto in epoca greca (intorno al 700 a.C.), per essere poi meno frequentata rispetto alla Grotta dell'Ideon a Rèthimnon. Nella grotta di Psychrò sono state rinvenute molte statuette in bronzo, asce bipenne, anelli e punteruoli, ora in esposizione al museo di Iraklion. La grotta si compone di due parti distinte. L'anticamera è pianeggiante, misura 42m di lunghezza, 19m di larghezza e 6,5m di altezza ed ha un altare, con tutt'intorno alcuni tavoli per le offerte votive, il che dimostra come la grotta fosse un centro di culto sin dal tempo minoico. Da qui si accede alla parte principale della grotta, che degrada dolcemente verso uno specchio lacustre ed ha altre quattro sale alla fine.

Secondo la leggenda, la dea Rea si rifugiò in questa grotta e partorì Zeus, il cui padre Crono, aveva giurato di divorare tutti i suoi figli, per proteggersi dall'oracolo che gli aveva predetto la perdita del regno a causa di uno di questi. Rea lo ingannò, presentandogli una pietra fasciata con gli indumenti del neonato e lasciò Zeus nella grotta. Qui la ninfa-capra Amalthia lo nutrì, mentre i Kuriti lo protessero, battendo i loro scudi perchè il fragore coprisse il pianto del bimbo.